Alejandro Acosta
Culture and Violence, 2021
Culture and Violence, 2021
Basato sulle esperienze passate dell’artista, questo è un suo autoritratto come zombie sullo sfondo di Hollywood, la “città dei sogni”. Tuttavia, Hollywood può far perdere a qualcuno la propria identità culturale e, perciò, il dipinto racconta una Hollywood diversa, un ambiente violento dove le persone lottano per il proprio riconoscimento e lo proprio status; ma, alla fine, queste lotte possono portare anche alla perdita dei propri sogni.
Questo secondo autoritratto mostra l’artista mentre raggiunge una croce al centro della tela. I tentacoli che lo circondano rappresentano diverse le sue tentazioni e dipendenze, generalmente usate come forma di fuga, mentre la croce rappresenta un tentativo di porre fine ai comportamenti tossici.
Il dipinto rappresenta le diverse culture esistenti in America, specialmente a Los Angeles dove i food truck sono una tendenza comune in città. La quantità delle diversità culturali esistenti in America sarà sempre presente, e continuerà a crescere con il passare del tempo. In America, le persone hanno la fortuna di esplorare una vasta gamma di culture che spaziano dal cibo alla musica, dalla religione alle lingua, alla politica, alla socio-economia, all’etnia, alle arti e alla morale. Eppure, a causa della separazione culturale all’interno di Los Angeles, la violenza prevale sul controllo del territorio, sulle risorse e sulla conservazione dell’identità etnica.
Dal nostro punto di vista, parlare di perenne attualità significa parlare della nostra percezione del tempo, della storia e delle interazioni umane. Dato che abbiamo considerato questo progetto come un dibattito collettivo, ci piacerebbe conoscere anche la tua opinione. Qual è la tua idea di perenne attualità? E come hai voluto rappresentare questa idea nell’opera che hai presentato in mostra?
Il mio lavoro descrive eventi storici e attuali che continuano a colpire una popolazione di persone svantaggiate che affrontano costantemente la violenza. In generale, la violenza colpisce tutti in modo diverso, indipendentemente dal fatto che la si sperimenti in prima persona o che si senta parlare di un incidente violento da amici, famiglia o social media. La cultura, come la violenza, rimarrà sempre all’interno dell’esistenza umana, finché la nostra specie continuerà a vivere. Los Angeles è una città con una vasta gamma di culture che ho avuto la fortuna di sperimentare. Cibo, etica, religione e violenza sono tutti parte dell’identità culturale.
Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che modellano la nostra personalità e la nostra percezione. In che modo la tua storia personale influenza le tue opere e come l’hai inserita in questo progetto?
Le esperienze personali di violenza e cultura mi hanno fornito il contenuto per comunicare con il pubblico sulla sopravvivenza in un ambiente instabile. Essere cresciuto in un quartiere infestato dalle gang ha inibito la mia capacità di crescere e prosperare nella società con facilità. Per la mia cultura di Chicano e l’identità messicana americana, le gang sono diventate parte della mia identità culturale e della mia educazione. Lo scopo della violenza nella comunità Chicana è stato storicamente quello di dominare o controllare territori limitati a disposizione delle minoranze. I chicanos devono deliberatamente navigare in ambienti pericolosi con mancanza di risorse per sopravvivere.
In questi tempi pandemici, la centralità della tecnologia e la ridefinizione del nostro spazio personale, hanno portano a vivere e concepire diversamente l’intimità e la mancanza di essa. Come descriveresti oggi la tua percezione dell’intimità, delle relazioni e delle connessioni odierne?
Oggi, le relazioni si sono spostate in piattaforme più digitali come Tiktok, Instagram, Facebook, Youtube e Twitter, il che contribuisce alla disconnessione dall’essere in sintonia con la realtà come era conosciuta una volta. Per esempio, lo status sociale ha un significato diverso, così come l’importanza del networking per avere successo online è cresciuta molto di più negli ultimi anni. Sono finiti i giorni dei modi tradizionali di incontrare una nuova persona per strada. Incontrare virtualmente le persone è diventato più comune e desiderabile perché toglie la pressione dell’interazione in tempo reale.
Quale pensi sia la reazione del pubblico dopo aver visto il tuo lavoro in questo spazio digitale? Come pensi che questo infinito consumo di contenuti digitali stia influenzando la produzione e la fruizione delle opere d’arte? Pensi che le mostre virtuali continueranno ad essere un possibile strumento per presentare le tue opere in futuro?
L’esperienza virtuale non può essere paragonata a quella dal vivo perché l’ambiente è importante per creare l’atmosfera di una mostra d’arte. Anche se attualmente ci troviamo in una situazione che non permette di essere fisicamente nello stesso spazio, spero che il pubblico sia ugualmente intrigato da un ambiente virtuale e ottenga la stessa esperienza come se fossimo di persona. Fortunatamente, l’arte può essere condivisa in massa attraverso piattaforme digitali dagli artisti per condividere le loro opere in un ambiente virtuale. In una certa misura, una mostra virtuale può essere estremamente utile quando si affronta una crisi, ma non dovrebbe mai sostituire una mostra dal vivo.
Dal nostro punto di vista, parlare di perenne attualità significa parlare della nostra percezione del tempo, della storia e delle interazioni umane. Dato che abbiamo considerato questo progetto come un dibattito collettivo, ci piacerebbe conoscere anche la tua opinione. Qual è la tua idea di perenne attualità? E come hai voluto rappresentare questa idea nell’opera che hai presentato in mostra?
Il mio lavoro descrive eventi storici e attuali che continuano a colpire una popolazione di persone svantaggiate che affrontano costantemente la violenza. In generale, la violenza colpisce tutti in modo diverso, indipendentemente dal fatto che la si sperimenti in prima persona o che si senta parlare di un incidente violento da amici, famiglia o social media. La cultura, come la violenza, rimarrà sempre all’interno dell’esistenza umana, finché la nostra specie continuerà a vivere. Los Angeles è una città con una vasta gamma di culture che ho avuto la fortuna di sperimentare. Cibo, etica, religione e violenza sono tutti parte dell’identità culturale.
Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che modellano la nostra personalità e la nostra percezione. In che modo la tua storia personale influenza le tue opere e come l’hai inserita in questo progetto?
Le esperienze personali di violenza e cultura mi hanno fornito il contenuto per comunicare con il pubblico sulla sopravvivenza in un ambiente instabile. Essere cresciuto in un quartiere infestato dalle gang ha inibito la mia capacità di crescere e prosperare nella società con facilità. Per la mia cultura di Chicano e l’identità messicana americana, le gang sono diventate parte della mia identità culturale ed educazione. Lo scopo della violenza nella comunità Chicana è stato storicamente quello di dominare o controllare territori limitati a disposizione delle minoranze. I chicanos devono deliberatamente navigare in ambienti pericolosi con mancanza di risorse per sopravvivere.
In questi tempi pandemici, la centralità della tecnologia e la ridefinizione del nostro spazio personale, hanno portano a vivere e concepire diversamente l’intimità e la mancanza di essa. Come descriveresti oggi la tua percezione dell’intimità, delle relazioni e delle connessioni odierne?
Oggi, le relazioni si sono spostate in piattaforme più digitali come Tiktok, Instagram, Facebook, Youtube e Twitter, il che contribuisce alla disconnessione dall’essere in sintonia con la realtà come era conosciuta una volta. Per esempio, lo status sociale ha un significato diverso, così come l’importanza del networking per avere successo online è cresciuta molto di più negli ultimi anni. Sono finiti i giorni dei modi tradizionali di incontrare una nuova persona per strada. Incontrare virtualmente le persone è diventato più comune e desiderabile perché toglie la pressione dell’interazione in tempo reale.
Quale pensi sia la reazione del pubblico dopo aver visto il tuo lavoro in questo spazio digitale? Come pensi che questo infinito consumo di contenuti digitali stia influenzando la produzione e la fruizione delle opere d’arte? Pensi che le mostre virtuali continueranno ad essere un possibile strumento per presentare le tue opere in futuro?
L’esperienza virtuale non può essere paragonata a quella dal vivo perché l’ambiente è importante per creare l’atmosfera di una mostra d’arte. Anche se attualmente ci troviamo in una situazione che non permette di essere fisicamente nello stesso spazio, spero che il pubblico sia ugualmente intrigato da un ambiente virtuale e ottenga la stessa esperienza come se fossimo di persona. Fortunatamente, l’arte può essere condivisa in massa attraverso piattaforme digitali dagli artisti per condividere le loro opere in un ambiente virtuale. In una certa misura, una mostra virtuale può essere estremamente utile quando si affronta una crisi, ma non dovrebbe mai sostituire una mostra dal vivo.
Alejandro Acosta (1988, Los Angeles, California) è laureato in Arti visive, con specializzazione in Arte e Disegno alla California State University, Northridge. Durante l’anno accademico 2020-2021, è iscritto al programma internazionale della California State University a Firenze e all’Accademia di Belle Arti di Firenze per studiare pittura. Alejandro ha partecipato a diverse mostre d’arte a Los Angeles tra il 2016-2018 e ha vinto molti concorsi d’arte nelle competizioni della scuola d’arte da adolescente.