Davide Tavini

Bilancia Utopica, 2021

Scultura digitale, 42 x 29,7 cm

I due volti del mese di Gennaio rappresentati a Santa Maria della Pieve (Arezzo) sono i punti cardine di passato e presente, nonché la prima ispirazione dell’artista nella creazione della sua scultura digitale. La Bilancia Utopica di Davide Tavini sceglie di cristallizzare lo scorrimento perenne e immortalare un secondo nel tempo: in bilico sul cilindro troviamo due elementi sferici che rappresentano la gioventù e la vecchiaia, rispettivamente rivolte verso l’alto e verso il basso. La bilancia non pende da nessun lato: seppur per un secondo solo, mantiene l’equilibrio del flusso temporale interrotto. Un poema accompagna quest’opera.

Video, colore, 0’10”

Bilancia Utopica

Illusione perfetta
acqua vitale per la malattia
maschera giovane della vecchiaia
maschera vecchia per la gioventù.
Valori effimeri come il tempo che
sembra scorrere.
Sguardo ipocrita per un’etica
deviata e cieca.
Velo candido e soffice che
ricopre la sporcizia del nulla assoluto.
Futuro nel presente, passato nel futuro,
presente nel passato.
Clessidra inusitata, bella e volgare,
ben voluta da piccoli uomini.
Bilancia utopica, erudita, fuoco
del tempo immobile e schiavo.

Intervista

Dal nostro punto di vista, parlare di perenne attualità significa parlare della nostra percezione del tempo, della storia e delle interazioni umane. Dato che abbiamo considerato questo progetto come un dibattito collettivo, ci piacerebbe conoscere anche la tua opinione. Qual è la tua idea di perenne attualità? E come hai voluto rappresentare questa idea nell’opera che hai presentato in mostra? 

La perenne attualità è una questione che ha affascinato molti filosofi durante il corso della storia. Essa consiste nella non percezione dello scorrimento del tempo. Come possiamo ben capire, il tempo è un fattore soggettivo per ogni essere vivente: uomo, animale e pianta. Non abbiamo una caratteristica per individuarlo, infatti in epoche passate si narrava che il tempo fosse un’entità, una creatura, una divinità. Oggi invece, la nostra società riconosce il fattore del tempo come una semplice unità di misura per dare un inizio e una fine alla propria giornata. La mia idea di perenne attualità consiste nello stagnante presente dove tutto accade ma non vi è alcun cambiamento. Nella mia opera ho voluto immortalare questo concetto presentando un’immagine statica, dove vengono mostrate una sfera, nella parte inferiore, che simboleggia la Terra schiacciata da un tubo bucato sorreggente due sfere, le quali indicando le condizioni umane: gioventù e vecchiaia. Entrambe le sfere sono sulla stessa asse e nessuna di loro permette alla bilancia di pendere; inoltre esse sono dotate di un’estrusione cilindrica, la quale indica l’occhio che osserva l’assenza di tempo: l’elemento a sinistra è la vecchiaia e ha lo sguardo rivolto in basso; l’elemento di destra è la gioventù e ha lo sguardo rivolto in alto.

Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che modellano la nostra personalità e la nostra percezione. In che modo la tua storia personale influenza le tue opere e come l’hai inserita in questo progetto?

L’empirismo è uno dei pilastri dell’arte. Senza l’esperienza e la propria concezione personale non vi può essere alcuna opera artistica. La mia visione per quest’opera, oltre alla ricerca letteraria e filosofica, parte da un aspetto empirico non indifferente: la giornata quotidiana. La quotidianità fa parte di tutti gli esseri umani e dona ai giorni un senso, un colore, una forma. Quando si supera la quotidianità e si entra in un grigio loop giornaliero? I fattori sono molteplici come le domande che vi possono nascere. Ciononostante la sottile linea rossa viene valicata quando le nostre giornate e la nostra vita vengono osservate dai propri occhi come un punto di vista esterno, senza azione, privo di significato, con sguardo vuoto e arreso. Una vita da spettatori. L’inettitudine allo stato puro. Queste sono le decadenze che vengono proiettate nella mia opera.

In questi tempi pandemici, la centralità della tecnologia e la ridefinizione del nostro spazio personale, hanno portano a vivere e concepire diversamente l’intimità e la mancanza di essa. Come descriveresti oggi la tua percezione dell’intimità, delle relazioni e delle connessioni odierne?

La pandemia ha diviso un mondo che prima d’ora non era mai stato così connesso. L’esplosione del web e l’apparizione dei social network hanno cambiato per sempre la vita dell’uomo. La semplicità, la velocità e la comodità sono figlie della necessità: la virtù per eccellenza di questo millennio. Durante i lockdown, la costante presenza della tecnologia e dell’interconnessione sono diventate fondamentali come l’acqua o l’aria. Nonostante il notevole progresso, l’intimità e la sua bellezza sono state deviate dalla propria concezione della privacy. Quest’ultima viene data per scontata o banalizzata specialmente dai più giovani, i quali condividendo le proprie foto e i loro pensieri sui social, altro non fanno se non dare informazione agli operatori di mercato. Quando si supera la soglia dell’intimo e del collettivo? Semplicemente dalla scelta individuale del singolo individuo.

Quale pensi sia la reazione del pubblico dopo aver visto il tuo lavoro in questo spazio digitale? Come pensi che questo infinito consumo di contenuti digitali stia influenzando la produzione e la fruizione delle opere d’arte? Pensi che le mostre virtuali continueranno ad essere un possibile strumento per presentare le tue opere in futuro?

La reazione del pubblico la immagino così: tra lo stupore e la destabilizzazione. Il digitale è uno dei simboli del progresso moderno in chiave tecnologica e ludica. L’arte, come è stato dimostrato nella storia, ha preso campo anche nel progresso e nell’evoluzione umana. La comparsa del mondo digitale garantisce la sopravvivenza e l’evoluzione dell’arte, contribuendo inoltre, alla velocità e alla sua diffusione in molti altri contesti. L’altra faccia della medaglia è la superficialità e la troppa fretta richiesta dal mercato o dal pubblico, le quali potrebbero danneggiare la modalità e il processo di lavoro nel creare arte. In conclusione, per me il mondo digitale, i social e le mostre virtuali possono essere dei grandi strumenti per presentare le mie opere al pubblico, continuando a formare e a crescere la mia persona e la mia vocazione artistica. Il mondo dell’arte mi ha sempre affascinato sin da quando ero bambino, questa mostra potrebbe essere l’inizio di un sogno: diventare un artista.

Bio

Davide Tavini (1997, Arezzo) è un grafico e artista italiano. Il suo percorso artistico inizia alle scuole medie, in un periodo che va dal 2008 al 2011, che lo porta a iscriversi all’età di 14 anni al liceo artistico Piero della Francesca di Arezzo nella sezione grafica. Dopo un’esperienza composta da tre mesi di Erasmus e sei mesi di lavoro, decide, nel 2017, di iscriversi all’Accademia Italiana di Firenze ottenendo nel luglio 2020 la laurea in grafica. Nel novembre dello stesso anno apre una pagina Instagram (@davide.tavini_), nella quale ogni mercoledì pubblica un’opera.