Guo Ronghua

Cubo stazionario, 2021

Still da video

Durante l’epidemia, uno spazio sigillato di 2m x 2m x 1m è stato costruito sul letto dell’artista e completamente coperto con una pellicola di plastica. La performance messa in atto dall’artista è durata fino a testare il limite della propria resistenza. Un letto, un vaso di fiori, la camera da letto: l’ambiente domestico, da zona di comfort, si trasforma in un luogo da cui scappare. Con quest’opera l’artista sperimenta nuovamente sulla propria pelle la sensazione di soffocamento causata dall’assenza di ossigeno, metafora della chiusura del primo lockdown, questa volta concentrata in un arco temporale di poche ore. Un gesto di consapevolezza cosciente, necessario per dare un significato a quell’assenza.

Video, colore, suono, 66’18”’

Intervista

Dal nostro punto di vista, parlare di perenne attualità significa parlare della nostra percezione del tempo, della storia e delle interazioni umane. Dato che abbiamo considerato questo progetto come un dibattito collettivo, ci piacerebbe conoscere anche la tua opinione. Qual è la tua idea di perenne attualità? E come hai voluto rappresentare questa idea nell’opera che hai presentato in mostra? 

Cercare di studiare un individuo è abbastanza complesso, se devo occuparmi di questioni storiche, sociali e umane, le mie conoscenze superficiali sembrano essere ancora più scarse. Ho dovuto scavare in me stessa e scartare alcune delle mie esperienze personali e uniche. Di fronte a un fenomeno che l’intera società sperimenta insieme come la pandemia, alcuni spettatori potrebbero provare i miei stessi sentimenti.

Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che modellano la nostra personalità e la nostra percezione. In che modo la tua storia personale influenza le tue opere e come l’hai inserita in questo progetto? 

Il mio lavoro riguarda l’isolamento. L’anno scorso sono stata isolata a casa per alcuni mesi, il che ha cambiato la mia comprensione del concetto di “casa”. Lo spazio nella camera da letto ha avuto un significato diverso rispetto a prima dell’epidemia, sensazioni di cambiamenti del tempo, metodi di comunicazione, e ho incorporato questi nuovi pensieri nella mia performance. Quello che mi ha colpito di più è che al mattino a casa potevo sentire la radio dell’auto di pattuglia fuori dalla finestra e ho aggiunto il suono della campana che suonava nella performance per rappresentarlo.

In questi tempi pandemici, la centralità della tecnologia e la ridefinizione del nostro spazio personale, hanno portano a vivere e concepire diversamente l’intimità e la mancanza di essa. Come descriveresti oggi la tua percezione dell’intimità, delle relazioni e delle connessioni odierne?

Il rapporto tra le persone è un argomento troppo vasto. Per una persona come me che è sola a casa, indubbiamente desidero molto di più l’intimità rispetto a prima della pandemia. Ma vale la pena ricordare che non mi aspettavo di essere accompagnato da dispositivi elettronici e qualche relazione proviene da sconosciuti, anche persone non reali. Le persone possono ottenere conforto emotivo in tale comunicazione unidirezionale ed è un fenomeno molto interessante.

Quale pensi sia la reazione del pubblico dopo aver visto il tuo lavoro in questo spazio digitale? Come pensi che questo infinito consumo di contenuti digitali stia influenzando la produzione e la fruizione delle opere d’arte? Pensi che le mostre virtuali continueranno ad essere un possibile strumento per presentare le tue opere in futuro

Le mostre online sono un modo per continuare la comunicazione artistica durante la pandemia. È una buona scelta per alcune opere digitali , ma desidero anche le mostre dal vivo. Lo spazio è un tema che amo, foto e video sono difficili da esprimere e la presenza del pubblico è anche molto importante.

Bio

Guo Ronghua (1999, Pechino, Cina) studia pittura tradizionale dall’età di cinque anni. A sedici anni vede per la prima volta i lavori di Maurizio Cattelan e inizia a entrare in contatto con l’arte contemporanea. Diciottenne si trasferisce in Italia e studia presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove attualmente frequenta il corso biennale presso il Dipartimento di Decorazione. I suoi temi sono profondamente influenzati dal genere femminile e dalla speciale città di Pechino, ritraendo pose provocanti spesso atterverso l’utilizzo di materiali metallici e installazioni elettriche e stampe a collage.