Nie Yurong
La pioggia del cero, 2021
La pioggia del cero, 2021
La pioggia del cero è un’opera nata come riflesso di un fenomeno molto frequente nella società moderna, cioè l’eredità della violenza. È un’eredità che si riproduce nelle nuove generazioni, che imparano dalla violenza delle generazioni passate, come le vittime imparano dai carnefici. La cera è un materiale che rappresenta questa trasformazione, perché una volta riscaldata cambia il suo stato fisico. Lo specchio rappresenta il testimone oculare, che ci offre un punto di vista diverso, ma la realtà non può essere configurata attraverso lo specchio e lo spazio digitale.
Dal nostro punto di vista, parlare di perenne attualità significa parlare della nostra percezione del tempo, della storia e delle interazioni umane. Dato che abbiamo considerato questo progetto come un dibattito collettivo, ci piacerebbe conoscere anche la tua opinione. Qual è la tua idea di perenne attualità? E come hai voluto rappresentare questa idea nell’opera che hai presentato in mostra?
Prima di tutto, sono molto felice di poter condividere il mio lavoro su questa piattaforma in questa occasione. Il lavoro rappresenta una condivisione, un’importante partenza. Dal mio punto di vista perenne attualità è un ossimoro; le cose cambiano a seconda dei cambiamenti dei modelli sociali, quindi è difficile stabilire cosa sia una continuo attualità. Ho scelto una delle direzioni possibili che è quella dell’eredità della violenza, che è il fulcro del mio lavoro.
Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che modellano la nostra personalità e la nostra percezione. In che modo la tua storia personale influenza le tue opere e come l’hai inserita in questo progetto?
Per un lungo periodo di tempo, ascoltavo tutti i giorni RAI 24, uno o due ore al giorno e quasi tutti i giorni succedevano crimini: omicidi, violenza domestica, violenza sessuale, cyberviolenza, sparatorie indiscriminate ecc. Ho iniziato a sentire che questi terribili fatti sono diventati quotidiani e comuni e hanno persino una certa razionalità. Dopo l’introduzione di questo tema, ho subito pensato a questa mia esperienza personale e quindi di fare un lavoro per una riflessione sulla psicologia umana.
In questi tempi pandemici, la centralità della tecnologia e la ridefinizione del nostro spazio personale, hanno portano a vivere e concepire diversamente l’intimità e la mancanza di essa. Come descriveresti oggi la tua percezione dell’intimità, delle relazioni e delle connessioni odierne?
In realtà, già sapevo che una parte della popolazione viveva con la mancanza dell’intimità e relazioni, solo che con l’arrivo della pandemia si è improvvisamente ampliata. Secondo me, anche senza l’epidemia, la civiltà umana si sta già avviando verso una vita solitaria. Mi mancava il rapporto con i vicini di casa di quando ero piccola, mi mancano i momenti serali del Capodanno cinese con i parenti e gli amici. Sento che queste connessioni sono diventate rare e preziose.
Quale pensi sia la reazione del pubblico dopo aver visto il tuo lavoro in questo spazio digitale? Come pensi che questo infinito consumo di contenuti digitali stia influenzando la produzione e la fruizione delle opere d’arte? Pensi che le mostre virtuali continueranno ad essere un possibile strumento per presentare le tue opere in futuro?
Le forme delle opere d’arte contemporanee si sono evolute in vari modi attraverso l’introduzione dello spazio digitale. Spero che il pubblico, che assume il ruolo di testimone, nel mio lavoro possa divertirsi. La digitalizzazione dell’arte direi che è ormai una tendenza. La comunicazione digitale non solo può aiutare a promuovere un artista, ma può anche aiutarci a trasmettere al pubblico le nostre idee in modo più rapido rispetto ai metodi tradizionali. Però le dimensioni digitali e quelle reali sono due modi di percezione completamente diversi. Bisogna quindi tentare di offrire una nuova prospettiva di pensiero che può essere percepita solo in uno spazio digitale, perciò mi piacerebbe continuare a esplorare e creare in questo ambito.
Nie Yurong (1996, Cina) è cresciuta in Italia dal 2008 e si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha iniziato a frequentare nel 2020 il corso biennale all’Accademia di Belle Arti di Firenze, scuola di decorazione. Lavora con tecniche e materiali misti e il suo interesse principale sono le questioni sociali.