Allegra Sardelli

Blu, 2021

Tecnica mista su sedici basi quadrate, ognuna 20×20 cm

L’artista scava nelle radici di uno dei legami più perenni di sempre: quello tra l’uomo e l’arte. Cosa spinge l’uomo a fare arte? In che modo l’arte può definire la dimensione fisica e spirituale dell’uomo? Blu si compone di  sedici tele quadrate disposte a formare un quadrato di dimensioni maggiori. A ognuna appartiene una tra le sedici tecniche artistiche pittoriche tra le più utilizzate dall’uomo: dal mosaico all’affresco a secco, dall’olio su tela all’ acrilico su tela.

Intervista

Dal nostro punto di vista, parlare di perenne attualità significa parlare della  nostra percezione del tempo, della storia e delle interazioni umane. Dato che abbiamo  considerato questo progetto come un dibattito collettivo, ci piacerebbe conoscere  anche la tua opinione. Qual è la tua idea di perenne attualità? E come hai voluto  rappresentare questa idea nell’opera che hai presentato in mostra?

Per me la perenne attualità è un qualcosa che esiste nel nostro presente e che è sempre esistito, in questo caso a riferimento dell’umanità e del nostro rapporto col mondo, con le altre persone e con noi stessi. Ho quindi pensato che l’arte, intesa sia come atto creativo che come mezzo di comunicazione ed espiatorio racchiuda in sé tutte queste caratteristiche. Il bisogno di creare arte può scaturire dall’insoddisfazione inerente al mondo reale. Quando determinati bisogni e desideri non possono essere convenientemente appagati nella realtà, allora nasce l’esigenza di trovare un’altra via in grado di soddisfarli. L’arte in realtà serve ben poco alla nostra sopravvivenza materiale, eppure ne abbiamo un estremo bisogno perché è una necessità umanistica, eleva il nostro spirito. È di vitale importanza che anche il nostro io interiore venga nutrito. A questo proposito la mia opera è costituita da una serie di sedici basi quadrate di misura 20 x 20 cm disposte a formare un quadrato di dimensioni maggiori. Su di esse ho riprodotto sedici tecniche artistico-pittoriche tra le più utilizzate dall’uomo nel corso della storia per creare arte, dall’avanti Cristo fino alla contemporaneità. Le tecniche utilizzate sono: mosaico, affresco, a secco, olio su tela, olio su tavola, tempera su tavola, tempera su tela, acrilico su carta, acrilico su tela, inchiostro su carta, acquarello su carta, gessetto su carta, pastello a olio su carta, stampa digitale su carta, vernice acrilica spray su legno. Tutte le tecniche sono realizzate in tinta unita blu oltremare. Per la creazione della pittura a olio, a tempera, ad affresco, a secco e ad acquerello sono partita dal pigmento che unito ai diversi leganti ha dato origine ai colori. Ho scelto il blu oltremare perché simboleggia la spiritualità e perché questo tipo di blu in particolare lo si ritrova nella dimensione più profonda del mare. Più il blu è profondo e più richiama all’idea di infinito, allo stesso modo del modulo quadrato che con i suoi vertici, punti medi e centro consente facili frammentazioni in figure simili con progressioni eleganti e infinite.

Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che modellano la nostra personalità e  la nostra percezione. In che modo la tua storia personale influenza le tue opere e come  l’hai inserita in questo progetto?

È il mio vissuto e soprattutto la mia quotidianità che in genere influenza i miei progetti. Mi concentro nel porre attenzione sull’effettiva bellezza sia estetica che morale di ciò che di solito diamo per scontato all’apparenza. In questo momento storico quasi tutto è già stato sperimentato e scoperto, soprattutto in campo artistico, per questo spesso sento la necessità di togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, per poter apprezzare la semplicità. Tendo spesso a voler risalire all’origine di ogni argomento che mi ritrovo ad affrontare. Il tema di Perenne attualità mi ha fatto pensare a un qualcosa che ha sempre fatto parte dell’uomo, e dopo un’attenta riflessione su me stessa e sul mio percorso ho dedotto che l’innato bisogno di fare arte è un aspetto unico dell’essere umano.

In questi tempi pandemici, la centralità della tecnologia e la ridefinizione del  nostro spazio personale, hanno portano a vivere e concepire diversamente l’intimità e  la mancanza di essa. Come descriveresti oggi la tua percezione dell’intimità, delle  relazioni e delle connessioni odierne?

Credo che l’isolamento causato dalla pandemia e la tecnologia come mezzo principale di comunicazione ci abbiano fatto comprendere a quali persone siamo più legati e quali rapporti invece abbiano minore importanza. L’estremo uso della tecnologia ha portato anche ad una globalizzazione virtuale, uno spazio dove è possibile imbattersi di fronte a contatti e contenuti provenienti da ovunque, questo ci ha portato ad essere fisicamente soli, ma allo stesso tempo connessi con tutto il mondo (e soprattutto alle persone più care), quindi di conseguenza moralmente uniti anche per il fatto di avere la possibilità di condividere e documentare qualsiasi pensiero o evento parte della nostra vita. In questo modo l’utilizzo dello spazio virtuale può essere visto anche come un’altra dimensione per evadere dal reale e dalle problematiche causate dalle costrizioni dovute alla situazione pandemica.

Quale pensi sia la reazione del pubblico dopo aver visto il tuo lavoro in questo  spazio digitale? Come pensi che questo infinito consumo di contenuti digitali stia  influenzando la produzione e la fruizione delle opere d’arte? Pensi che le mostre  virtuali continueranno ad essere un possibile strumento per presentare le tue opere in  futuro?

Ovviamente spero molto in una reazione positiva. Credo che la fruizione sarebbe di gran lunga maggiore se le opere fossero state accessibili dal vero, soprattutto se si tratta di sculture, installazioni, o qualsiasi altro tipo di opera dove è importante anche la base strutturale dove poggia (di conseguenza lo spessore) o anche il trattamento e la resa della superficie come nel mio caso. Dall’altra parte le mostre virtuali rendono il tutto più accessibile a un pubblico più vasto dato che viene ridotto il limite della distanza per molte persone, inoltre permettono una piena fruizione dell’arte digitale e del formato video che spesso viene usato come documentazione delle arti performative. Considerando questo sarebbe ideale in futuro di poter accedere a qualsiasi tipo di mostra sia in presenza che virtualmente.

Bio

Allegra Sardelli (1999, Firenze) ha studiato per tre anni al Liceo artistico di Porta romana di Firenze, per poi concludere gli ultimi due anni al Liceo artistico Leon Battista Alberti di Firenze. Attualmente frequenta il 3° anno di pittura alla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze.