Jasmine Morandini
Impressioni Evanescenti, 2021
Impressioni Evanescenti, 2021
Impressioni evanescenti è un progetto che nasce dall’idea di non buttare via i fiori appassiti e, invece, dar loro nuova vita. Nel Medioevo, fiori, piante, radici, bacche e foglie venivano usati per dipingere stoffe in modo del tutto naturale, oggi chiamato ecoprinting (“eco-stampa”). Come ogni elemento naturale, anche queste stampe sono fotosensibili, cioè reagiscono quando sono esposte alla luce del sole. Pertanto, se questa esposizione è prolungata nel tempo, il colore impresso sulla carta tende a sbiadire, a schiarire e a perdere saturazione. Il sole, invece di dare vita alla carta, toglie la saturazione e ciò che è stampato “muore” e diventa evanescente. Così i fiori gradualmente sbiadiscono e diventano impressioni. Rimangono solo le tracce. Una volta che l’elemento è morto c’è una rinascita: ma la forma che si creerà non sarà mai uguale alla precedente, ogni volta ci sarà qualcosa di unico.
Dal nostro punto di vista, parlare di perenne attualità significa parlare della nostra percezione del tempo, della storia e delle interazioni umane. Dato che abbiamo considerato questo progetto come un dibattito collettivo, ci piacerebbe conoscere anche la tua opinione. Qual è la tua idea di perenne attualità? E come hai voluto rappresentare questa idea nell’opera che hai presentato in mostra?
Con ‘perenne attualità’ penso inevitabilmente a qualcosa in continuo mutamento e movimento, qualcosa di ciclico, come può essere la vita degli elementi naturali che nascono, crescono e muoiono per poi nascere nuovamente. Il pensiero della ciclicità lo potete ritrovare all’interno della mia opera, dove, appunto, è illustrato il processo di vita dei fiori: elemento effimero per eccellenza.
Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che modellano la nostra personalità e la nostra percezione. In che modo la tua storia personale influenza le tue opere e come l’hai inserita in questo progetto?
Sono sempre stata affascinata dalla natura per i suoi colori, i paesaggi e le bellezze che sa offrirci. Credo che questo mio amore verso di essa sia stato influenzato dal fatto che sono scout dall’età di otto anni e questo mi ha sempre portata a vivere a stretto contatto con il mondo naturale e ad avere rispetto per esso.
In questi tempi pandemici, la centralità della tecnologia e la ridefinizione del nostro spazio personale, hanno portano a vivere e concepire diversamente l’intimità e la mancanza di essa. Come descriveresti oggi la tua percezione dell’intimità, delle relazioni e delle connessioni odierne?
Credo che al giorno d’oggi la maggior parte dell’intimità sia mediata dalla tecnologia: non abbiamo più relazioni che non utilizzano, ad esempio, i social per rimanere in contatto. Penso che questo non sia per forza un qualcosa di negativo perché ci permette di poter sentire chi è lontano. Basta non abusarne!
Quale pensi sia la reazione del pubblico dopo aver visto il tuo lavoro in questo spazio digitale? Come pensi che questo infinito consumo di contenuti digitali stia influenzando la produzione e la fruizione delle opere d’arte? Pensi che le mostre virtuali continueranno ad essere un possibile strumento per presentare le tue opere in futuro?
Immagino che a primo impatto il pubblico non capisca che cosa stia accadendo: il modo in cui la mia opera muti. Una volta che si rende conto credo che potrebbe rimanere sorpreso.
Rimarrò sempre dell’idea che per fruire certe opere d’arte ci sia bisogno di una fruizione fisica, parlo di opere come pitture, sculture e alcune installazioni. Non penso che fruire gli elementi di un museo attraverso una visita virtuale sia lo stesso che essere in loco.
Le mostre virtuali funzionano e continueranno a funzionare solo se sono concepite solamente come tali e non per ‘riprodurre’ un qualcosa di già esistente.
Jasmine Morandini (1998, Pisa) si è diplomata presso il Liceo Artistico ‘Franco Russoli’ di Cascina, in arti figurative nel 2017. L’indirizzo di studi comprendeva sia pittura che scultura, per questo, quando ha scelto di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, la scuola che più si trovava in linea con il suo percorso di studi, è stata quella di decorazione. In questi anni, ha avuto modo di confrontarsi sia con il tridimensionale che con il bidimensionale attraverso tecniche diverse (installazioni, sculture, ceramiche, dipinti). Il suo operato si concentra su un lavoro prevalentemente pittorico, realizza infatti dipinti di grandi dimensioni su carta, o tela, ad acrilico. Per dare una resa più materica all’opera, preferisce utilizzare, insieme ai pennelli, le spatole. Ultimamente si è concentrata sulla rappresentazione del paesaggio colpito dai cambiamenti climatici, ritenendo questo un forte tema di attualità e conoscerlo significa poter limitare i danni a nostro modo. Lei è legata particolarmente alla natura che ci circonda: fin da quando era piccola le è stato trasmesso quanto questa fosse una risorsa preziosa da preservare e rispettare, e, non da distruggere. Diplomata di primo livello in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, sta proseguendo la formazione nello stesso istituto.