Zoya Shokoohi

Attraversa il confine, 2021

Still da video

Non c’è dubbio che lo schermo del dispositivo sia una delle piattaforme più utilizzate da qualsiasi persona nella società odierna. Il tema di Perenne attualità porta l’artista a pensare alle conversazioni, in un mondo cosmopolita, dove il senso delle cose, le distanze, i confini, le relazioni e i modi di comunicare sono cambiati. Spesso ciò che vediamo attraverso i nostri schermi può diventare addirittura tangibile, come le persone che conosciamo, le relazioni che creiamo, le città che vediamo attraverso infinite foto trovate sul web. Scrivendo sullo schermo l’artista evidenzia un limite reale, e condividendo un messaggio esplicito, affermativo e imperativo: “attraversa il confine”. Il messaggio ripetuto diventa un marcatore di un confine reale; in questo modo lo schermo che è il luogo in cui cerchiamo informazioni, diventa esso stesso il confine, come metafora di ogni limite che incontriamo nella vita quotidiana.

Video, colore, 80′

Intervista

Dal nostro punto di vista, parlare di perenne attualità significa parlare della nostra percezione del tempo, della storia e delle interazioni umane. Dato che abbiamo considerato questo progetto come un dibattito collettivo, ci piacerebbe conoscere anche la tua opinione. Qual è la tua idea di perenne attualità? E come hai voluto rappresentare questa idea nell’opera che hai presentato in mostra? 

Io penso che l’attualità sia connessa in maniera costante al passaggio del tempo: fuori dalla dimensione temporale non possiamo riferirci ad alcun attualità. Inoltre il movimento temporale cambia la nostra percezione in tanti punti di vista, è come spostarsi sugli assi spazio-temporali ed esserne coscienti. Avevo ipotizzato di mettermi davanti allo spettatore per porre una questione abbastanza costante nel mondo d’oggi; ripetendo la domanda fino al punto di trasformarla in un’altra forma e mutare anche la percezione dello spettatore rispetto a tale domanda. La questione su cui ho voluto mettere l’accento è: “attraversare i confini”. Tramite questa scelta vorrei cercare di creare un asse spaziale tra me, lo spettatore davanti allo schermo e il world wide web. Tramite la ripetizione e la durata dell’azione di scrivere la frase “attraversa il confine” vorrei aggiungere un’asse temporale. In questo modo invito il mio spettatore a muoversi nelle coordinate spazio temporali come esercizio di attualità e coerenza.

Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che modellano la nostra personalità e la nostra percezione. In che modo la tua storia personale influenza le tue opere e come l’hai inserita in questo progetto? 

Le mie opere molto spesso iniziano dalla mia storia di immigrata. Anche nell’opera per questo progetto la frase “attraversa il confine” viene dal mio modo di essere e vivere ora e qui; essa ovviamente nel lavoro esposto prende un significato più ampio, cioè tutti i confini e i limiti che ognuno di noi incontra nella vita.

In questi tempi pandemici, la centralità della tecnologia e la ridefinizione del nostro spazio personale, hanno portano a vivere e concepire diversamente l’intimità e la mancanza di essa. Come descriveresti oggi la tua percezione dell’intimità, delle relazioni e delle connessioni odierne?

Immagino che ancora oggi nonostante la tecnologia, tutti noi teniamo da parte la nostra intimità. Direi che stanno cambiando i punti di riferimento per nozioni come intimità, relazione e connessione. 

Quale pensi sia la reazione del pubblico dopo aver visto il tuo lavoro in questo spazio digitale? Come pensi che questo infinito consumo di contenuti digitali stia influenzando la produzione e la fruizione delle opere d’arte? Pensi che le mostre virtuali continueranno ad essere un possibile strumento per presentare le tue opere in futuro?

Il mio lavoro è un video che ha una durata di ottanta minuti; non mi aspetto che lo spettatore si sieda per vederlo interamente. Comunque in qualsiasi momento lui decida di interrompere il video, si è verificato un limite, il che è proprio uno dei tanti limiti che cerco di mettere in evidenza nel mio lavoro. Credo fermamente che lo spazio virtuale abbia la grande potenzialità di poter essere fruito secondo le sue specifiche caratteristiche. Non sono del parere che si possano digitalizzare le opere materiali ed esporle nella virtualità; questa strada potrebbe funzionare ai fini didattici oppure storici ma non allo scopo estremamente artistico che riguarda le opere fisiche.

Bio

Zoya Shokoohi (1987, Isfahan, Iran) proveniente da una formazione scientifica e artistica, si è trasferita in Italia dall’Iran nel 2015. In questo spostamento, oltre ad esaminare il rapporto tra arte e scienza, si interroga sulla sua posizione all’interno del contesto urbano. Per questo motivo, la maggior parte del suo lavoro si concentra sulle “attività necessarie dell’uomo contemporaneo” e sugli aspetti paradossali della vita contemporanea.